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VILLA QUERINI (gia' Villa Milani-Castelli-De Biasio) Fondamentale, per ricostruire la distribuzione interna e l'utilizzazione
dei singoli ambienti, è l'inventario dei beni del defunto Gio.
Battista Milani, redatto nel Dicembre 1696 dal notaio Gio. Batta Bevilacqua
ad istanza dell'ospedale degli Incurabili, ente beneficiario dell'eredità
(Giudici di Petizion, inventari, busta 394). Nell'inventario, redatto
fra il 18 ed il 25 Dicembre con l'assistenza del "gastaldo"
e della "gastalda" (fattori-amministratori) di casa, vengono
descritti minuziosamente tutti i mobili, le supellettili, i documenti
e gli altri effetti esistenti nel "Palazo posto in Camposanpiero",
costituito da piano terreno, primo piano e "granaro" o soffitta.
La prelazione esercitata dai Civran venne "girata" l'anno stesso
ai fratelli Gio.Paulo e Carlo Castelli che, nel traslato del 1 Agosto
1704 (Savi alle decime, reg. 1296), descrivono la proprietà già
di Milani "dichiarata di propria ragione come appar da scrittura
del N.H. ser Benetto Civran de dì 2 Settembre 1703". Nel catasto napoleonico la proprietà risulta ripartita nei due
mappali, siti nella contrada "al Castello", n. 705 (casa d'affitto
di mq 150) e n. 706 (orto di mq 250). I passaggi di proprietà successivi al 1846 potranno essere ricercati
nell'archivio del catasto austro-italiano (conservato all'archivio di
stato di Padova); per quelli più recenti ci si dovrà rivolgere
infine all'Ufficio Distrettuale delle Imposte Dirette.
La tecnica di rinforzo strutturale che verrà di seguito illustrata ed applicata persegue lo scopo di fare collaborare flessionalmente le preesistenti travi in legno con una nuova soletta di limitato spessore in calcestruzzo armato. Il poter contare su un corretto collegamento tra le travi in legno di un solaio preesistente ed una nuova soletta di calcestruzzo da gettarsi in fase di restauro permette di conseguire risultati molto interessanti e tali da poter affermare che l'intero complesso costruttivo del fabbricato ne risulta staticamente rinforzato. In primo luogo le strutture orizzontali, direttamente interessate dall'intervento, riscontrano un aumento sia di resistenza che di rigidezza; inoltre la soletta in cemento armato, anche se di spessore limitato, tessuta su luci assai esigue (gli interassi fra i travetti di solito sono ridotti) costituisce efficace elemento statico di ripartizione trasversale, conferendo al solaio un comportamento molto più razionale rispetto ai carichi non uniformi agenti sullo stesso; infine la soletta, riguardata come elemento strutturale in grado di sopportare azioni agenti nel proprio piano, costituisce elemento di notevole resistenza e rigidezza: la possibilità di effettuare facilmente collegamenti tra la soletta stessa ed i muri del fabbricato nonché fra le solette dei vari ambienti attraverso i muri interni permetterà la realizzazione di un efficace collegamento orizzontale fra le strutture verticali, garantendo così ai solai una importantissima funzione statica prima completamente assente. E' da osservare inoltre come, potendosi limitare la soletta collaborante in calcestruzzo a valori di 5-6 cm, la tecnica di intervento non alteri in pratica lo spessore complessivo della struttura orizzontale, potendosi tra l'altro usufruire di spazi tradizionalmente destinati a sottofondi o ad imbottiture sulla struttura lignea. L'intervento di rinforzo richiede chiaramente un preventivo giudizio positivo sullo stato di conservazione delle travi in legno, giudizio che non sarà tanto condizionato dalla presenza di fessurazioni parallele alle fibre o da stati di deformazione abbastanza visibili, quanto piuttosto dalla individuazione di degrado specifico, in fase avanzata, dovuto ad eccesso di umidità a ad attacco di insetti e funghi. Elemento caratteristico della tecnica di restauro è il connettore, cioè l'elemento di collegamento fra le travi in legno e la soletta in calcestruzzo; esso è costituito da un tondino d'acciaio (consigliabile un tondo di acciaio per cemento armato ad aderenza migliorata), inserito in un foro praticato precedentemente nella struttura lignea e collegato alla stessa mediante collante semifluido a base di resina epossidica. I connettori potranno presentare una differenza di comportamento in relazione alle diverse modalità di esecuzione dell'intervento. E' opportuno precisare che in tutti i casi si dovrà procedere alla messa a nudo del tavolato e, prima del getto della soletta di calcestruzzo, ad una puntellazione provvisoria delle travi in legno: da notare che con la puntellazione non è opportuno cercare, forzando le travi , di recuperare eventuali deformazioni permanenti delle stesse: lo scopo della puntellazione, abbastanza semplice e limitata, è quello di assicurare che il peso della soletta in calcestruzzo venga sopportato essenzialmente, nel funzionamento principale, dalla struttura mista legno calcestruzzo e non dalle sole travi in legno. Il disarmo avverrà infatti solo dopo la maturazione della soletta di calcestruzzo. Una tipologia di intervento porta il calcestruzzo della soletta a contatto continuo con la trave sottostante per tutta la sua lunghezza. Fissate le tavole alle travi in vicinanza dei bordi esterni delle travi stesse, si provvede al taglio delle tavole lungo due rette parallele all'asse della trave in modo da asportare la parte di tavolato corrispondente ad una striscia di larghezza pari alla larghezza della trave diminuita di 5-6 cm. Si praticano i fori verticali per l'alloggiamento dei connettori, si fissano gli stessi alla trave, si arma la futura soletta, in genere con rete elettrosaldata e si getta quindi la soletta realizzando così, in corrispondenza di ogni trave una nervatura sottostante alla soletta stessa, di spessore pari allo spessore del tavolato; in questa situazione il connettore presenterà, in esercizio, un comportamento tipico che viene indicato come "comportamento a taglio". Nel caso in cui non si ritenga opportuno o non sia possibile asportare la parte di tavolato in corrispondenza del lembo superiore di ogni trave , la soletta in calcestruzzo può essere collegata alle travi sottostanti a mezzo del solito connettore verticale passante attraverso il foro praticato sul tavolato. In questo caso il connettore presenterà, in esercizio, un comportamento tipico indicato come "comportamento a taglio e flessione". Si può osservare come sia possibile, in questo caso, procedere ad una protezione preventiva dl tavolato a mezzo di teli continui impermeabili, attraversati solamente dai connettori in corrispondenza del loro inserimento nel foro sottostante. Potrà anche osservarsi come il connettore di acciaio risulterà protetto, nella parte di attraversamento del tavolato, dalla stessa resina colata nel foro per il suo ancoraggio. Appare evidente anche ad un solo esame qualitativo, come il connettore a taglio e flessione presenti, a parità delle altre condizioni, minore rigidezza di comportamento rispetto al connettore a taglio e come tale rigidezza vada diminuendo all'aumentare dello spessore del tavolato. Il comportamento del connettore stesso potrà ricondursi in pratica al già individuato comportamento a taglio irrigidendo la parte corrispondente all'attraversamento del tavolato a mezzo di un opportuno cilindro di calcestruzzo. Operativamente si tratta di realizzare, in corrispondenza di ogni connettore, un foro nel tavolato del diametro di 4-5 cm (facilmente eseguibile con trapano a fresa frontale), foro che risulterà riempito di calcestruzzo durante il getto della soletta; le risultanze di numerose prove hanno mostrato come il comportamento del connettore sia assai prossimo al comportamento a taglio. E ' opportuno far notare come le tecniche costruttive descritte permettano di realizzare solette in calcestruzzo orizzontali e di spessore costante anche in presenza di travi in legno con forti deformazioni permanenti; è un caso che si riscontra frequentemente durante i restauri delle strutture lignee orizzontali, dove tra l'altro talvolta la presenza di frecce evidenti delle travi ed il desiderio di mantenere pavimenti orizzontali ha portato a successive ricariche dei sottofondi con materiale pesante ed a conseguente amplificazione del fenomeno. In questi casi, scaricata la struttura lignea recuperando la parte elastica di deformazione e puntellate le travi, si potranno eseguire, al di sopra del tavolato, imbottiture di materiale leggero, in modo da realizzare un estradosso praticamente orizzontale per il getto della successiva soletta di calcestruzzo; i connettori presenteranno la parte sporgente dalle travi ad altezza variabile, in modo da compensare i discostamenti dall'orizzontale del lembo superiore delle travi stesse. Per quanto riguarda la sezione del tondo ad aderenza migliorata che realizza il connettore è bene osservare a parte le risultanze del dimensionamento secondo criteri di seguito applicati alle strutture orizzontali dell'edificio oggetto di studio, come nei casi tipici di maggior impiego potranno presentarsi valori del diametro pari a 10, 12 e 14 mm ; solo in casi specifici di travi in legno di notevole importanza statica saranno necessari diametri maggiori. E' da osservare che sarà opportuno evitare forte concentrazione di sforzi di connessione in pochi punti, apparendo più razionale la realizzazione di un collegamento fra legno e calcestruzzo relativamente continuo, effettuato cioè con connettori di diametro non elevato e posti a distanza non eccessiva. A questo proposito potrà raccomandarsi che la distanza tra i connettori a taglio nelle zone di massimo sforzo tagliante sia mantenuta tra valori di 8 e 15 volte il diametro del connettore stesso; tale distanza potrà risultare un po' maggiore nel caso di connettori assiali, per ovvie ragioni costruttive. Il foro, effettuato sulla trave mediante trapano, per l'alloggiamento del connettore presenterà un diametro maggiore di 2-4 mm rispetto al diametro del connettore e si avrà l'avvertenza di pulire accuratamente il foro stesso mediante aspirazione prima di procedere alla immissione del collante ed al piazzamento del connettore. Per quanto riguarda il tipo di collante da impiegare esso può essere definito come un adesivo sintetico di tipo strutturale per impieghi a temperatura ambiente, il cui legante base è costituito da resina epossidica; si tratta di un adesivo bicomponente, con inerte inorganico, privo di solventi, diluenti o plastificanti. Dopo completa maturazione si trasforma in materiale solido che offre elevate capacità di adesione, minimi ritiri, minimi valori di "fluage", ottimo comportamento alle sollecitazioni statiche e dinamiche ed ottima resistenza alle aggressioni di natura chimica. Lo spessore di 5-6 cm della soletta di calcestruzzo da gettare al di sopra delle travi appare in genere il risultato di un giusto compromesso che ottempera mediamente a due esigenze opposte; si tratta infatti di limitare lo spessore in modo da non appesantire la struttura con un peso proprio elevato ed allo stesso tempo di garantire uno spessore sufficiente di soletta sia per conferire adeguati valori di resistenza e rigidezza alla struttura mista sia per assicurare la possibilità di ancoraggio dei connettori nel calcestruzzo stesso. La soletta in calcestruzzo dovrà essere armata: a parte esigenze specifiche e singolari, è certamente consigliabile una armatura minima generalizzata costituita da una rete elettrosaldata con tondi di diametro 4 mm e maglia 100 x 100 o simile, armatura che sarà ovviamente integrata nelle dovute posizioni in modo da far fronte alle esigenze connesse con l'importante funzione esercitata dalla soletta stessa quale collegamento orizzontale tra le strutture murarie verticali. Per quanto riguarda i criteri di dimensionamento, essi saranno descritti e applicati di seguito; Le ipotesi assunte a base della sperimentazione numerica, ipotesi che individuano quindi il campo di validità delle conseguenti leggi, sono le seguenti: - la struttura mista sia costituita da travi in legno e cls a sezione costante; - la trave mista sia vincolata in semplice appoggio alle estremità e sottoposta a carico comunque assimilabile a carico uniformemente distribuito; - lo spessore della soletta di calcestruzzo sia pari a 5-6 cm; - la distanza fra lembo superiore della trave e lembo inferiore del cls sia compresa fra 0 e 4 cm; - la connessione rigidezza specifica variabile in modo lineare dal valore massimo all'estremità K1 ad un valore minimo in mezzeria pari a ½ - 1/3 K1. modulo di elasticità lineare del cls non molto diverso da 30000 Mpa. Per quanto riguarda i criteri pratici di dimensionamento si rimanda alle successive tavole di analisi e rinforzo delle strutture orizzontali dell'edificio oggetto di studio.
LE FACCIATE ESTERNE Stato di conservazione Facciata est -) I davanzali di alcune finestre al piano superiore sono stati sostituiti in epoche recenti e sono in pietra di Vicenza, non riportano alcuna linea architettonica dei davanzali originali; presentano uno stato di deterioramento dovuto per lo più alla presenza di aggressioni biologiche e stuccature cementizie. -) In pietra d'Istria sono i conci della porta d'ingresso e delle finestre adiacenti, della trifora al piano superiore, le basi e i capitelli delle due colonne al piano terra; si presentano in uno stato di degrado dovuto a depositi superficiali ed aggressioni biologiche. -) In trachite (confermabile da una più approfondita analisi ) sono alcuni architravi sostituiti recentemente.. -) Un solo concio di Rosso di Verona è presente come architrave di una finestra al piano superiore. -) Tracce di pietra di Nanto che, in origine, era sicuramente il materiale principale dei vari conci, sostituita in seguito con pietre meno deteriorabili. Facciata sud -) Il davanzale di una finestra è in pietra di Vicenza, riporta le linee architettoniche originali dei conci di Nanto che si ritrovano sulla facciata ovest; presenta un deterioramento da aggressioni atmosferiche e biologiche. -) Alcune parti della finestrella al piano terra, della bifora delle scale e la colonnina centrale della bifora dell'ultimo piano sono in pietra d'Istria e denunciano gli stessi tipi di aggressione degli altri conci. Facciata ovest -) Su questa facciata si trovano ancora i conci originali in pietra di Nanto, che costituiscono i davanzali di alcune finestre e le colonne centrali della trifora al piano superiore; denunciano un avanzato stato di deterioramento con sfaldature e perdita di materiale che in alcuni casi, rendono illeggibili le linee architettoniche originali; sulla trifora la pietra presenta delle fessurazioni verticali lungo i piani di sedimentazione originali che denunciano la sollecitazione dei conci sottoposti anche a variazioni termiche. -) Conci in pietra di Vicenza in davanzali delle finestre, probabilmente in sostituzione di conci in pietra di Nanto, le parti strutturali e la balaustra del terrazzino al piano superiore; presentano un notevole stato di aggressione biologica e da agenti inquinanti. GLI INTERNI All'interno sono presenti conci in pietra sui contorni delle porte e come pavimentazione dell'ingresso delle scale: -) gli stipiti e gli architravi delle quattro porte al piano terra sono in pietra di Nanto; essi presentano una notevole aggressione di sali, trasmessi per risalita capillare e contatto con le pareti anch'esse notevolmente aggredite. -)L'accesso ai piani superiori è contornato da un portale in pietra d'Istria e presenta anch'essa, anche se di intensità minore, i problemi di deterioramento della pietra di Nanto. -) Il pavimento del salone d'ingresso è costituito da calcare rosso e bianco, una roccia sedimentaria di origine organogenica. -) Della stessa pietra sono anche gli scalini della scala d'accesso al piano superiore. -) L'ingresso al piano primo e l'accesso al sottotetto formano un doppio portale in pietra d'Istria, che si trova in un discreto stato di conservazione, con presenza di strati di pitturazioni successive e stuccature improprie. -) Le quattro porte d'accesso alle stanze del piano superiore sono contornate
da conci di pietra di Nanto che presentano uno stato di conservazione
discreto con gli stessi problemi di deterioramento degli altri elementi
in pietra tenera. Descrizione delle operazioni 01 Indagini preliminari 02 Analisi di laboratorio 03 Preconsolidamento della pietra tenera 04 Rimozione delle stuccature 05 Pulitura della pietra A) Rimozione dei materiali di origine biologica mediante l'applicazione
di prodotti alghicidi, biocidi e battericidi, per l'arco di tempo necessario
a completare la loro azione, tempo determinato da prove preliminari sulle
zone di diverso grado di aggressione. B) Pulitura mediante applicazione di impacchi con agenti complessanti;
la composizione della soluzione o sospensione avrà un ph tendenzialmente
neutro o leggermente basico e che comunque non dovrà provocare
formazione di sali solubili residui alla fine dell'applicazione. C) Pulitura a secco mediante azione meccanica con bisturi o con strumento
aeroabrasivo di precisione. D) Pulitura attuata mediante sistema di lavaggio con acqua atomizzata. L'acqua viene atomizzata a temperatura ambiente, non inferiore a 10° C . mediante ugelli particolari in grado di creare una pioggia di gocce molto piccole; il getto atomizzato non deve colpire direttamente la superficie da pulire ma deve raggiungerla in fase di ricaduta. Per tale ragione va attentamente valutata la distanza fra ugello e superficie da pulire in modo da evitare effetti meccanici da parte delle gocce d'acqua, la cui azione deve solo estrinsecarsi attraverso una solubilizzazione; l'azione dell'acqua può essere coadiuvata dall'impiego delicato di spazzole morbide. F) Rimozione delle pitturazioni, vernici e graffiti mediante l'applicazione di impacchi sgrassanti e svernicianti con miscele di solventi aromatici, compresa la rimozione dei prodotti residui. 07 Consolidamento finale della pietra 08 Protezione finale di tutta la pietra 17 Rimozione delle pietre da sostituire 18 Collocazione dei nuovi conci in pietra 19 Rilievo e catalogazione dei conci 20 Rimozione dei conci 21 Ricollocamento dei vecchi conci Operazioni da eseguirsi per tipo di pietra con quantificazione degli interventi Pietra d'Istria 01 Analisi preliminari (n°2) Pietra di Vicenza e trachite 01 Analisi preliminari (n° 2) Pietra di Nanto 01 Analisi preliminari (n° 2) Calcare rosso e bianco 01 Indagini preliminari (n° 4) Pavimento androne pianoterra 19 Rilievo e catalogazione (mq 68) |