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Documentazione storico-archivistica (secoli XVII-XIX)
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VILLA QUERINI (gia' Villa Milani-Castelli-De Biasio)
La tradizione ed alcune fonti bibliografiche individuano nella patrizia famiglia dei Bernardo i costruttori nonché primi proprietari della villa in oggetto; queste notizie tuttavia non hanno trovato riscontro nella documentazione rintracciata nei fondi conservati presso l'Archivio di Stato di Venezia.

Nella condizion di decima (cioè l'autodichiarazione dei beni immobili posseduti che tutti gli aventi titolo erano tenuti a redigere) presentata nel 1852 dalla "commissaria di Francesco Bernardo (Condizion di Castello 17) vengono segnalate nel territorio di Camposanpiero soltanto proprietà agricole : "possession arate, videgate, piantate e prative".
Nella coeva condizion di Gio.Batta Bernardo e nel traslato del 1648 presentato dai nipoti Gio.Batta e Bernardo Bernardo non compaiono proprietà in Camposanpiero.
Distinta - anche se quasi certamente ubicata nelle vicinanze dell'edificio oggetto della presente indagine - era inoltre la villa ( o più propriamente "casa dominicale") posseduta dalle famiglie patrizie dei Savorgnan, e successivamente della famiglia dei Contarini. Di essa si hanno notizie dal 1622 ; nel 1661 era proprietà di Bianca Savorgnan vedova Contarini, convolata in seconde nozze con il N.H. Zambattista Bernardo , che nella sua condizion di decima (San Marco , 681) dichiara:
"........ a Campo San Piero una casa domenicale con brolo e un prà vicin alla chiesa detta La Madonetta affittato a domino Gio.Battista Milani ".

Nella chiesetta - demolita verso la fine del '700 - è documentata l'esistenza di tombe ed iscrizioni riferentisi sia ai Contarini , sia ai Milani, i quali probabilmente esercitarono il loro "giuspatronato sulla stessa in tempi diversi.
E furono proprio i Milani ad essere proprietari dell'edificio in oggetto per gran parte del XXVII.
Nella condizion aggiunta presentata nel 1605 , Bramin e Milan dichiarano infatti:
"..... Item habbiamo acquistato una casa da statio posta in Campo San Piero la qual tenimo per nostro per nostro uso, la qual ne a più de spesa che di utile et sopra di essa paghemo de livello al signor Pietro Bembo il Chavalier ducati quatro all'anno , acquistada da ser Zuanini et Baldisera di beni citadini da Campo San Piero sotto di 30 april 1600.
Item un'altra casetta vicina alla ditta la qual si tien per il gastaldo acquistada da domina Anzola , della qual paghemo de livello alli reverendi padri fratti de San Zuanne da Campo San Piero lire diese ogn' anno , acquistada sotto 16 giugnio 1602 " .
Dalla fine del '500 e per per il corso di gran parte del '600 , i Milani continuano ad acquistare campi e terreni nel territorio di Camposanpiero , come si può rilevare dalle condizion aggiunte della redecima 1582, contrassegnate dai numeri 121 , 488 , 1508 , 2589 , 3271 , 3317 , 3727 , 4041 , 6504 ed altre ancora.
Le proprietà si trasmettono nell'ambito familiare, prima ad Antonio figlio di Milan Milani, poi a Lucrezia Milani vedova di Antonio , quindi a Milan e Zuan Battista figli di Antonio.
Zuan Battista conferma nella sua Condizion del 1661 di possedere " in Campo San Piero una casa dominical per uso et casa da gastaldo " (Condizion Santa Croce, 172) e nel 1671 alla morte del fratello Milan, riunisce tutte le proprietà familiari (Traslati 1671 , 10 novembre e trasporti, c. 100).
Rimasto probabilmente privo di eredi diretti, nel suo codicillo rogato il 15 Ottobre 1696 (pubblicato post-mortem con il testamento il 5 Settembre 1698, negli atti del notaio Francesco Mastaleo), istituisce quale " herede con benefitio di legge" e commissario testamentario il pio ospedale degli Incurabili di Venezia.
I Governatori dell'ospedale, con atto del 21 Agosto 1703, vendono a Domenico A Morotto le proprietà della "commissaria" di Gio.Batta Milani, fra le quali: "Una casa dominical con fabriche da servitio et altre da gastaldo, con giardin, horto e brolo e con chiesura di campi sedeci, quarti tre, tavole centoventiuno in circa, in doi pezzi, il tutto posto in Campo San Piero territorio padovano, confina strada commun, Serenissimo Mocenigo, NN. HH. Civrani Donà e Malefini, era lavorata in casa".
L'atto di compravendita viene impugnato il successivo 7 Ottobre dai NN.HH. Benedetto Civran e fratelli fu Nicolò, i quali, in qualità di confinanti -si tratta probabilmente della tenuta e del palazzo di Cà Civran, rappresentato in primo piano nella settecentesca "Veduta dalla parte di ponente" di Camposanpiero- esercitano diritto di prelazione subentrando nell'acquisto al Morotto.
(Notarile, atti Francesco Velano, b. 13601)

Fondamentale, per ricostruire la distribuzione interna e l'utilizzazione dei singoli ambienti, è l'inventario dei beni del defunto Gio. Battista Milani, redatto nel Dicembre 1696 dal notaio Gio. Batta Bevilacqua ad istanza dell'ospedale degli Incurabili, ente beneficiario dell'eredità (Giudici di Petizion, inventari, busta 394). Nell'inventario, redatto fra il 18 ed il 25 Dicembre con l'assistenza del "gastaldo" e della "gastalda" (fattori-amministratori) di casa, vengono descritti minuziosamente tutti i mobili, le supellettili, i documenti e gli altri effetti esistenti nel "Palazo posto in Camposanpiero", costituito da piano terreno, primo piano e "granaro" o soffitta.
Il piano terreno risulta costituito da una "salla" centrale adibita a soggiorno-pranzo (vi è fra l'altro un "tavolo di noghera lungo quattro brazza e mezzo"); alla destra dell'ingresso della sala è situato un "mezado con pavimento di tavole" destinato probabilmente a soggiorno o studio dei proprietari o amministratori.
Sul lato sinistro della sala vi è un altro "mezado" di servizio, con travatora a vista, sotto la quale vi è una cornice con 12 ritratti di pontefici e principi; la stanza è fornita di un camino e ha una porta verso il giardino.
La cucina è ubicata dietro il "mezado" di destra "verso mattina" e, sempre al piano terreno vi è un "camerin" utilizzato quale cantina.
Al piano superiore vi è un salone centrale sul quale si affacciano -due per lato- quattro stanze, comunicanti tra loro due a due mediante un vano-porta intermedio e destinate tutte a camere da letto, parte dei proprietari parte del personale di servizio.
Nella soffitta vi sono due camerini, uno a destra e uno a sinistra della scala di accesso; il restante sottotetto è destinato invece a "granaro" , contenente riserve di sorgo, turco, miglio e biava.
La proprietà, infine, era completata da un "camerin in fondi al giardin", da una "forestaria" sempre nel giardino, da "camerette"adiacenti la chiesa, da una "lissiera" (lavanderia) e da una stalla con tre cavalli.

La prelazione esercitata dai Civran venne "girata" l'anno stesso ai fratelli Gio.Paulo e Carlo Castelli che, nel traslato del 1 Agosto 1704 (Savi alle decime, reg. 1296), descrivono la proprietà già di Milani "dichiarata di propria ragione come appar da scrittura del N.H. ser Benetto Civran de dì 2 Settembre 1703".
Nella condizion di decima del 1711 (Condizion Canareggio 298) i Castelli confermano il possesso "in Campo San Piero territorio padoan di una casa dominical con fabriche, giardin orto e brolo tenuta per uso" (cioè per residenza di famiglia), alibrata nel 1740 al solo Carlo Castelli (Condizion Canareggio 760).
Nel 1765 la proprietà viene allibrata a Daniel Balbi, a seguito di contratto di nozze stipulato con i Querini (Traslato del 20 Dicembre, reg. 1320).
Nel 1786 la proprietà viene allibrata ad Elisabetta Querini figlia di Bernardo e di Elena Castelli e vedova di Daniel Balbi (redecima 1740, trasporti 1484/2001).
Nel 1807, infine, viene registrato il trasferimento della proprietà ad Antonio De Biasio (Trasporti Fia 774/1605) il quale tuttavia, in base alle "notifiche" della commissione del Censo austriaca (Notifiche Padovane, n. 15488) risultava possedere fin dal 1803 "un casino e campi 17.1.21, non chè le fabbriche contigue, brollo e barchessa, il tutto posto nella villa di Campo San Piero", dei quali campi 1.3.78 costituiti dal "fondo fabbriche, orto e brollo"; beni questi che il De Biasio aveva affittato con contratto di otto anni a tale Francesco Andrea Conti.

Nel catasto napoleonico la proprietà risulta ripartita nei due mappali, siti nella contrada "al Castello", n. 705 (casa d'affitto di mq 150) e n. 706 (orto di mq 250).
Nel catasto austriaco (1841) la proprietà è ancora allibrata ai figli di Antonio De Biasio (Carlo, Giuseppe, Teresa, Anna e Rosa n. ditta 64) e descritta quale casa di mq 710 (mappale 705 compreso lo scoperto) e l'orto di mq 150 (mappale 706).
Le "Tavole per descrizione e stima fabbricati del 1838 ( catasto austriaco, reg. 171) descrivono il mappale 705 in condizioni mediocri inaffittato e composto di "luoghi d'abitazione d'ordinaria grandezza e degli equivalenti in merito n. 18".

I passaggi di proprietà successivi al 1846 potranno essere ricercati nell'archivio del catasto austro-italiano (conservato all'archivio di stato di Padova); per quelli più recenti ci si dovrà rivolgere infine all'Ufficio Distrettuale delle Imposte Dirette.

Il rinforzo dei solai in legno
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La tecnica di rinforzo strutturale che verrà di seguito illustrata ed applicata persegue lo scopo di fare collaborare flessionalmente le preesistenti travi in legno con una nuova soletta di limitato spessore in calcestruzzo armato. Il poter contare su un corretto collegamento tra le travi in legno di un solaio preesistente ed una nuova soletta di calcestruzzo da gettarsi in fase di restauro permette di conseguire risultati molto interessanti e tali da poter affermare che l'intero complesso costruttivo del fabbricato ne risulta staticamente rinforzato. In primo luogo le strutture orizzontali, direttamente interessate dall'intervento, riscontrano un aumento sia di resistenza che di rigidezza; inoltre la soletta in cemento armato, anche se di spessore limitato, tessuta su luci assai esigue (gli interassi fra i travetti di solito sono ridotti) costituisce efficace elemento statico di ripartizione trasversale, conferendo al solaio un comportamento molto più razionale rispetto ai carichi non uniformi agenti sullo stesso; infine la soletta, riguardata come elemento strutturale in grado di sopportare azioni agenti nel proprio piano, costituisce elemento di notevole resistenza e rigidezza: la possibilità di effettuare facilmente collegamenti tra la soletta stessa ed i muri del fabbricato nonché fra le solette dei vari ambienti attraverso i muri interni permetterà la realizzazione di un efficace collegamento orizzontale fra le strutture verticali, garantendo così ai solai una importantissima funzione statica prima completamente assente.

E' da osservare inoltre come, potendosi limitare la soletta collaborante in calcestruzzo a valori di 5-6 cm, la tecnica di intervento non alteri in pratica lo spessore complessivo della struttura orizzontale, potendosi tra l'altro usufruire di spazi tradizionalmente destinati a sottofondi o ad imbottiture sulla struttura lignea. L'intervento di rinforzo richiede chiaramente un preventivo giudizio positivo sullo stato di conservazione delle travi in legno, giudizio che non sarà tanto condizionato dalla presenza di fessurazioni parallele alle fibre o da stati di deformazione abbastanza visibili, quanto piuttosto dalla individuazione di degrado specifico, in fase avanzata, dovuto ad eccesso di umidità a ad attacco di insetti e funghi.
Elemento caratteristico della tecnica di restauro è il connettore, cioè l'elemento di collegamento fra le travi in legno e la soletta in calcestruzzo; esso è costituito da un tondino d'acciaio (consigliabile un tondo di acciaio per cemento armato ad aderenza migliorata), inserito in un foro praticato precedentemente nella struttura lignea e collegato alla stessa mediante collante semifluido a base di resina epossidica.

I connettori potranno presentare una differenza di comportamento in relazione alle diverse modalità di esecuzione dell'intervento. E' opportuno precisare che in tutti i casi si dovrà procedere alla messa a nudo del tavolato e, prima del getto della soletta di calcestruzzo, ad una puntellazione provvisoria delle travi in legno: da notare che con la puntellazione non è opportuno cercare, forzando le travi , di recuperare eventuali deformazioni permanenti delle stesse: lo scopo della puntellazione, abbastanza semplice e limitata, è quello di assicurare che il peso della soletta in calcestruzzo venga sopportato essenzialmente, nel funzionamento principale, dalla struttura mista legno calcestruzzo e non dalle sole travi in legno. Il disarmo avverrà infatti solo dopo la maturazione della soletta di calcestruzzo.
Una tipologia di intervento porta il calcestruzzo della soletta a contatto continuo con la trave sottostante per tutta la sua lunghezza. Fissate le tavole alle travi in vicinanza dei bordi esterni delle travi stesse, si provvede al taglio delle tavole lungo due rette parallele all'asse della trave in modo da asportare la parte di tavolato corrispondente ad una striscia di larghezza pari alla larghezza della trave diminuita di 5-6 cm. Si praticano i fori verticali per l'alloggiamento dei connettori, si fissano gli stessi alla trave, si arma la futura soletta, in genere con rete elettrosaldata e si getta quindi la soletta realizzando così, in corrispondenza di ogni trave una nervatura sottostante alla soletta stessa, di spessore pari allo spessore del tavolato; in questa situazione il connettore presenterà, in esercizio, un comportamento tipico che viene indicato come "comportamento a taglio".

Nel caso in cui non si ritenga opportuno o non sia possibile asportare la parte di tavolato in corrispondenza del lembo superiore di ogni trave , la soletta in calcestruzzo può essere collegata alle travi sottostanti a mezzo del solito connettore verticale passante attraverso il foro praticato sul tavolato. In questo caso il connettore presenterà, in esercizio, un comportamento tipico indicato come "comportamento a taglio e flessione". Si può osservare come sia possibile, in questo caso, procedere ad una protezione preventiva dl tavolato a mezzo di teli continui impermeabili, attraversati solamente dai connettori in corrispondenza del loro inserimento nel foro sottostante. Potrà anche osservarsi come il connettore di acciaio risulterà protetto, nella parte di attraversamento del tavolato, dalla stessa resina colata nel foro per il suo ancoraggio.
Appare evidente anche ad un solo esame qualitativo, come il connettore a taglio e flessione presenti, a parità delle altre condizioni, minore rigidezza di comportamento rispetto al connettore a taglio e come tale rigidezza vada diminuendo all'aumentare dello spessore del tavolato.
Il comportamento del connettore stesso potrà ricondursi in pratica al già individuato comportamento a taglio irrigidendo la parte corrispondente all'attraversamento del tavolato a mezzo di un opportuno cilindro di calcestruzzo. Operativamente si tratta di realizzare, in corrispondenza di ogni connettore, un foro nel tavolato del diametro di 4-5 cm (facilmente eseguibile con trapano a fresa frontale), foro che risulterà riempito di calcestruzzo durante il getto della soletta; le risultanze di numerose prove hanno mostrato come il comportamento del connettore sia assai prossimo al comportamento a taglio.

E ' opportuno far notare come le tecniche costruttive descritte permettano di realizzare solette in calcestruzzo orizzontali e di spessore costante anche in presenza di travi in legno con forti deformazioni permanenti; è un caso che si riscontra frequentemente durante i restauri delle strutture lignee orizzontali, dove tra l'altro talvolta la presenza di frecce evidenti delle travi ed il desiderio di mantenere pavimenti orizzontali ha portato a successive ricariche dei sottofondi con materiale pesante ed a conseguente amplificazione del fenomeno. In questi casi, scaricata la struttura lignea recuperando la parte elastica di deformazione e puntellate le travi, si potranno eseguire, al di sopra del tavolato, imbottiture di materiale leggero, in modo da realizzare un estradosso praticamente orizzontale per il getto della successiva soletta di calcestruzzo; i connettori presenteranno la parte sporgente dalle travi ad altezza variabile, in modo da compensare i discostamenti dall'orizzontale del lembo superiore delle travi stesse.

Per quanto riguarda la sezione del tondo ad aderenza migliorata che realizza il connettore è bene osservare a parte le risultanze del dimensionamento secondo criteri di seguito applicati alle strutture orizzontali dell'edificio oggetto di studio, come nei casi tipici di maggior impiego potranno presentarsi valori del diametro pari a 10, 12 e 14 mm ; solo in casi specifici di travi in legno di notevole importanza statica saranno necessari diametri maggiori. E' da osservare che sarà opportuno evitare forte concentrazione di sforzi di connessione in pochi punti, apparendo più razionale la realizzazione di un collegamento fra legno e calcestruzzo relativamente continuo, effettuato cioè con connettori di diametro non elevato e posti a distanza non eccessiva. A questo proposito potrà raccomandarsi che la distanza tra i connettori a taglio nelle zone di massimo sforzo tagliante sia mantenuta tra valori di 8 e 15 volte il diametro del connettore stesso; tale distanza potrà risultare un po' maggiore nel caso di connettori assiali, per ovvie ragioni costruttive.
Il foro, effettuato sulla trave mediante trapano, per l'alloggiamento del connettore presenterà un diametro maggiore di 2-4 mm rispetto al diametro del connettore e si avrà l'avvertenza di pulire accuratamente il foro stesso mediante aspirazione prima di procedere alla immissione del collante ed al piazzamento del connettore.
Per quanto riguarda il tipo di collante da impiegare esso può essere definito come un adesivo sintetico di tipo strutturale per impieghi a temperatura ambiente, il cui legante base è costituito da resina epossidica; si tratta di un adesivo bicomponente, con inerte inorganico, privo di solventi, diluenti o plastificanti. Dopo completa maturazione si trasforma in materiale solido che offre elevate capacità di adesione, minimi ritiri, minimi valori di "fluage", ottimo comportamento alle sollecitazioni statiche e dinamiche ed ottima resistenza alle aggressioni di natura chimica.

Lo spessore di 5-6 cm della soletta di calcestruzzo da gettare al di sopra delle travi appare in genere il risultato di un giusto compromesso che ottempera mediamente a due esigenze opposte; si tratta infatti di limitare lo spessore in modo da non appesantire la struttura con un peso proprio elevato ed allo stesso tempo di garantire uno spessore sufficiente di soletta sia per conferire adeguati valori di resistenza e rigidezza alla struttura mista sia per assicurare la possibilità di ancoraggio dei connettori nel calcestruzzo stesso.
La soletta in calcestruzzo dovrà essere armata: a parte esigenze specifiche e singolari, è certamente consigliabile una armatura minima generalizzata costituita da una rete elettrosaldata con tondi di diametro 4 mm e maglia 100 x 100 o simile, armatura che sarà ovviamente integrata nelle dovute posizioni in modo da far fronte alle esigenze connesse con l'importante funzione esercitata dalla soletta stessa quale collegamento orizzontale tra le strutture murarie verticali.
Per quanto riguarda i criteri di dimensionamento, essi saranno descritti e applicati di seguito; Le ipotesi assunte a base della sperimentazione numerica, ipotesi che individuano quindi il campo di validità delle conseguenti leggi, sono le seguenti:
- la struttura mista sia costituita da travi in legno e cls a sezione costante;
- la trave mista sia vincolata in semplice appoggio alle estremità e sottoposta a carico comunque assimilabile a carico uniformemente distribuito;
- lo spessore della soletta di calcestruzzo sia pari a 5-6 cm;
- la distanza fra lembo superiore della trave e lembo inferiore del cls sia compresa fra 0 e 4 cm;
- la connessione rigidezza specifica variabile in modo lineare dal valore massimo all'estremità K1 ad un valore minimo in mezzeria pari a ½ - 1/3 K1.
modulo di elasticità lineare del cls non molto diverso da 30000 Mpa. Per quanto riguarda i criteri pratici di dimensionamento si rimanda alle successive tavole di analisi e rinforzo delle strutture orizzontali dell'edificio oggetto di studio.

Restauro conservativo dei conci di pietra
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LE FACCIATE ESTERNE

Stato di conservazione
Da una indagine macroscopica si possono individuare i vari conci di pietra presenti sulle facciate del palazzetto.

Facciata est

-) I davanzali di alcune finestre al piano superiore sono stati sostituiti in epoche recenti e sono in pietra di Vicenza, non riportano alcuna linea architettonica dei davanzali originali; presentano uno stato di deterioramento dovuto per lo più alla presenza di aggressioni biologiche e stuccature cementizie.

-) In pietra d'Istria sono i conci della porta d'ingresso e delle finestre adiacenti, della trifora al piano superiore, le basi e i capitelli delle due colonne al piano terra; si presentano in uno stato di degrado dovuto a depositi superficiali ed aggressioni biologiche.

-) In trachite (confermabile da una più approfondita analisi ) sono alcuni architravi sostituiti recentemente..

-) Un solo concio di Rosso di Verona è presente come architrave di una finestra al piano superiore.

-) Tracce di pietra di Nanto che, in origine, era sicuramente il materiale principale dei vari conci, sostituita in seguito con pietre meno deteriorabili.

Facciata sud

-) Il davanzale di una finestra è in pietra di Vicenza, riporta le linee architettoniche originali dei conci di Nanto che si ritrovano sulla facciata ovest; presenta un deterioramento da aggressioni atmosferiche e biologiche.

-) Alcune parti della finestrella al piano terra, della bifora delle scale e la colonnina centrale della bifora dell'ultimo piano sono in pietra d'Istria e denunciano gli stessi tipi di aggressione degli altri conci.

Facciata ovest

-) Su questa facciata si trovano ancora i conci originali in pietra di Nanto, che costituiscono i davanzali di alcune finestre e le colonne centrali della trifora al piano superiore; denunciano un avanzato stato di deterioramento con sfaldature e perdita di materiale che in alcuni casi, rendono illeggibili le linee architettoniche originali; sulla trifora la pietra presenta delle fessurazioni verticali lungo i piani di sedimentazione originali che denunciano la sollecitazione dei conci sottoposti anche a variazioni termiche.

-) Conci in pietra di Vicenza in davanzali delle finestre, probabilmente in sostituzione di conci in pietra di Nanto, le parti strutturali e la balaustra del terrazzino al piano superiore; presentano un notevole stato di aggressione biologica e da agenti inquinanti.

GLI INTERNI

All'interno sono presenti conci in pietra sui contorni delle porte e come pavimentazione dell'ingresso delle scale:

-) gli stipiti e gli architravi delle quattro porte al piano terra sono in pietra di Nanto; essi presentano una notevole aggressione di sali, trasmessi per risalita capillare e contatto con le pareti anch'esse notevolmente aggredite.

-)L'accesso ai piani superiori è contornato da un portale in pietra d'Istria e presenta anch'essa, anche se di intensità minore, i problemi di deterioramento della pietra di Nanto.

-) Il pavimento del salone d'ingresso è costituito da calcare rosso e bianco, una roccia sedimentaria di origine organogenica.

-) Della stessa pietra sono anche gli scalini della scala d'accesso al piano superiore.

-) L'ingresso al piano primo e l'accesso al sottotetto formano un doppio portale in pietra d'Istria, che si trova in un discreto stato di conservazione, con presenza di strati di pitturazioni successive e stuccature improprie.

-) Le quattro porte d'accesso alle stanze del piano superiore sono contornate da conci di pietra di Nanto che presentano uno stato di conservazione discreto con gli stessi problemi di deterioramento degli altri elementi in pietra tenera.
INTERVENTO DI RESTAURO

Descrizione delle operazioni

01 Indagini preliminari

02 Analisi di laboratorio
Per una precisa determinazione delle fasi di intervento sarà necessario svolgere le analisi preliminari su alcuni campioni prelevati nelle zone dove gli effetti del degrado sono più marcati; si eseguiranno su ciascun campione le seguenti analisi:
- determinazione qualitativa e quantitativa dei sali solubili presenti nei prodotti di alterazione mediante spertofotometria di assorbimento atomico per cationi e cromatografia ionica per gli anioni;
- identificazione dei componenti mineralogici presenti nei prodotti di alterazione mediante diffrattometria x;
- esame morfologico della superficie alterata mediante microscopia ottica a scansione accoppiata all'analisi semiquantitativa mediante microanalisi in fluorescenza x;
- esame stratigrafico dei prodotti di alterazione mediante microscopia ottica in luce polarizzata.

03 Preconsolidamento della pietra tenera
Sarà eseguito nelle zone notevolmente disgregate e decoese un preconsolidamento mediante applicazione per via diretta, sulla superficie da trattare, di carta giapponese ( velina di contenimento per scaglie e frammenti prima di dare corso alle fasi successive che potrebbero essere causa di ulteriori perdite di materiale) con contemporaneo apporto di una resina reversibile metilfenilpolisilossanica consolidante con imbibizione e saturazione.
Al termine delle successive operazioni di pulitura si eseguirà la rimozione della velina e degli eccessi di consolidante mediante tamponature con solventi compatibili.

04 Rimozione delle stuccature
Rimozione delle stuccature che non presentano le caratteristiche originali di tenuta e sigillatura e delle stuccature cementizie fonte di alterazione , mediante azione meccanica con microscalpello pneumatico e scalpellini, compresa la pulitura di giunti e cavità e la rimozione delle polveri con getto d'aria.

05 Pulitura della pietra
Si eseguiranno diversi tipi di pulitura a seconda delle necessità:

A) Rimozione dei materiali di origine biologica mediante l'applicazione di prodotti alghicidi, biocidi e battericidi, per l'arco di tempo necessario a completare la loro azione, tempo determinato da prove preliminari sulle zone di diverso grado di aggressione.
La successiva asportazione verrà effettuata con acqua nebulizzata a bassa pressione e spazzolatura per rimuovere i residui delle reazioni.

B) Pulitura mediante applicazione di impacchi con agenti complessanti; la composizione della soluzione o sospensione avrà un ph tendenzialmente neutro o leggermente basico e che comunque non dovrà provocare formazione di sali solubili residui alla fine dell'applicazione.
Le modalità di applicazione (tempo di contatto, asportazione del formulato e lavaggio finale con acqua deionizzata) saranno determinate dalle prove preliminari al fine di non intaccare il materiale lapideo sottostante.

C) Pulitura a secco mediante azione meccanica con bisturi o con strumento aeroabrasivo di precisione.
Questo sistema può essere impiegato esclusivamente su superfici di materiale compatto o preconsolidato; si procederà per piccole zone permettendo all'operatore il continuo controllo dell'andamento del processo di pulitura.
Lo strumento microabrasivo di precisione avrà una pressione di esercizio non superiore a 3 atm. con ugelli aventi diametro di 0.65 mm e con impiego di polvere abrasiva da ossido di allumunio da 150 a 200 mesh.

D) Pulitura attuata mediante sistema di lavaggio con acqua atomizzata. L'acqua viene atomizzata a temperatura ambiente, non inferiore a 10° C . mediante ugelli particolari in grado di creare una pioggia di gocce molto piccole; il getto atomizzato non deve colpire direttamente la superficie da pulire ma deve raggiungerla in fase di ricaduta. Per tale ragione va attentamente valutata la distanza fra ugello e superficie da pulire in modo da evitare effetti meccanici da parte delle gocce d'acqua, la cui azione deve solo estrinsecarsi attraverso una solubilizzazione; l'azione dell'acqua può essere coadiuvata dall'impiego delicato di spazzole morbide.

F) Rimozione delle pitturazioni, vernici e graffiti mediante l'applicazione di impacchi sgrassanti e svernicianti con miscele di solventi aromatici, compresa la rimozione dei prodotti residui.

07 Consolidamento finale della pietra
Le operazioni di consolidamento saranno precedute da una perfetta pulizia della
della pietra mediante soffiaggio con aria a bassissima pressione ed eventuale leggero lavaggio con solvente ovviamente compatibile con quello che si userà per veicolare il consolidante.
Si eseguirà un consolidamento in profondità per strutture decoese con l'impiego di microiniezioni di resina polimerizzabile a temperatura ambiente, non ingiallante e particolarmente idonea a ridare coesione ed adesione ai materiali fortemente alterati.
Successivamente si eseguirà il consolidamento mediante applicazione per percolazione continua di resina metilfenilpolisilossanica (con ottime caratteristiche di penetrazione, reversibilità e, a polimerizzazione avvenuta, di consolidamento) fino a completa saturazione.
Gli eccessi saranno rimossi successivamente mediante impacchi con miscele di solventi, compatibili con il consolidante, o con operazioni a secco omogeneizzando la tonalità finale della pietra.
Sulla trachite si interverrà mediante imbibizione fino a completa saturazione con un consolidante inorganico come i silicati di etile.

08 Protezione finale di tutta la pietra
La protezione consiste nell'applicazione sulla superficie della pietra pulita e consolidata di un film superficiale che agisce da barriera verso gli inquinanti atmosferici e l'acqua piovana, rallentando in tal modo i processi responsabili del deterioramento.
La protezione sarà realizzata attraverso l'pplicazione di prodotti chimici con i seguenti requisiti:
- buona stabilità chimica in particolare alle radiazioni UV;
- inerzia chimica nei confronti del materiale lapideo;
- bassa permeabilità all'acqua (idrorepellenza) e buona permeabilità al vapore.
Si consiglia un protettivo del tipo silossanico, applicato a spruzzo fino a saturazione per garantire un maggiore grado di omogeneità.

17 Rimozione delle pietre da sostituire
Si opererà innanzitutto un preciso rilievo architettonico della pietra ormai irrimediabilmente disgregata; si procederà quindi alla rimozione, mediante azione meccanica con idonee attrezzature, dei piani di pietra da sostituire.

18 Collocazione dei nuovi conci in pietra
I conci di pietra rimossi saranno sostituiti con elementi lapidei della stessa origine, accuratamente modellati con le stesse linee architettoniche dei conci originali.
Si procederà ad un'accurata pulizia della sede, con controllo della solidità del piano d'appoggio ed eventuale risistemazione con inerti e malta di calce; collocazione in sede dei nuovi conci legati alla struttura con malte di calce ed eventuali ancoraggi meccanici.

19 Rilievo e catalogazione dei conci
Si effettuerà un preciso rilievo di tutti i conci con la esatta mappatura dello stato attuale; sarà effettuata la catalogazione concio per concio con l'esatta descrizione e la numerazione progressiva per la precisa ricollocazione dei vari conci ad avvenuto risanamento del piano d'appoggio.

20 Rimozione dei conci
Saranno levati tutti i conci mediante rimozione meccanica delle stuccature, con scalpellini o microscalpello pneumatico, rimozione manuale e punzonatura della pietra in base alla catalogazione del rilievo; successivamente verranno immagazzinati in idonei locali senza provocare alcuna menomazione irreparabile.

21 Ricollocamento dei vecchi conci
Dopo il risanamento della struttura d'appoggio saranno ricollocati tutti i conci secondo l'ordine originale, mediante posa in opera con malte a base di leganti di calce naturale (esente da sali) ed inerti di fiume lavati di granulometria opportuna; le fughe tra i conci saranno finite come le originali rimosse.

Operazioni da eseguirsi per tipo di pietra con quantificazione degli interventi

Pietra d'Istria

01 Analisi preliminari (n°2)
04 Rimozione delle stuccature (mq 30)
05 Pulitura della pietra (A mq 20, D mq 30, F mq 10)
06 Stuccature (mq 30)
08 Protezione finale di tutta la pietra (mq 20)

Pietra di Vicenza e trachite

01 Analisi preliminari (n° 2)
03 Preconsolidamento della pietra tenera (mq 9)
04 Rimozione delle stuccature (mq 25)
05 Pulitura della pietra (A mq 29, B mq 24, C mq 5)
06 Stuccature (mq 29)
07 Consolidamento finale di tutta la pietra (mq 29)
08 Protezione finale di tutta la pietra (mq 29)

Pietra di Nanto

01 Analisi preliminari (n° 2)
17 Rimozione conci irrecuperabili (mc 0.5)
03 Preconsolidamento della pietra tenera (mq 8)
04 Rimozione stuccature (mq 8)
05 Pulitura della pietra (C mq 8)
18 Collocamento nuovi conci (mc 0.5)
06 Stuccature (mq 8)
07 Consolidamento finale di tutta la pietra ( mq 8)
08 Protezione finale di tutta la pietra ( mq 8)

Calcare rosso e bianco

01 Indagini preliminari (n° 4)
03 Rimozione stuccature (mq 20)
05 Pulitura della pietra (B mq 20, D mq 20)
06 Stuccature ( mq 20)
08 Protezione finale di tutta la pietra (mq 20)

Pavimento androne pianoterra

19 Rilievo e catalogazione (mq 68)
20 Rimozione (mq 68)
21 Ricollocamento vecchi conci (mq 68)